Finita la vacanza sull’Isola di Rab, decidiamo di spostarci verso l’interno della Croazia, per vedere anche la campagna del Paese. Vogliamo arrivare ai Laghi di Plitvice, ma, volendo essere realistici, non possiamo pensare di affrontare 70 km – di strada quasi tutta secondaria – senza soste, con i bimbi e la loro allegra compagnia (Nausea, Pipì, Fame, etc…)
Attraccati sulla terraferma ci dirigiamo quindi, come programmato, verso Jablanac, per poter pranzare prima che il Corto e il Pacioccone ci azzannino i polpacci. Jablanac è un piccolo e isolato Comune. Forse tutti noi abbiamo sempre pensato che la costa croata sia ricchissima di spiagge, porticcioli e ricettività, ma la realtà è diversa. Basta prendere una cartina geografica e osservare come, dopo la verde Istria, si alzino a picco sul mare la Catena dei Monti Velebit, quasi a voler difendere la campagna interna dal mare burrascoso e dai pirati.
Jablanac quindi, con le sue 118 anime, ci apre le porte del suo (credo) unico ristorante. Spesa esigua e cibo discreto, come da aspettative. Per allontanare Nausea dalla macchina ci concediamo un bel giro del paese fino alle spiagge di ghiaia, da una parte, e fino al castello medioevale, dall’altra: pensate che i primi documenti testimoniano la presenza della città già nel 1179! Mentre torniamo dal castello, su un sentiero di pietre chiare a picco sul mare verdissimo e costeggiato da piante aromatiche spontanee, veniamo salutati da un grosso banco di sardine che salta dentro e fuori dall’acqua, probabilmente inseguite da qualche predatore più grande. Cose speciali che vedi in Croazia!
E finalmente giunge il momento di prendere la strada verso Kuterevo.
L’autostrada a Jablanac non arriva e quindi prendiamo la strada costiera E65, che è molto panoramica; spesso ci sono dei belvedere dove poter comodamente posteggiare e scattare qualche fotografia. La strada ricorda un po’ l’autostrada ligure, che sale sul versante, sempre più in alto, sempre più a picco sul mare, e scorrono via tutte le isole del Quarnero… Prima di arrivare a Sveti Juraj, svoltiamo a destra, inerpicandoci sul Velebit. Le nuvole si fanno sempre più basse, l’aria diventa fresca e alcune poiane volane sulle pietraie che costeggiano la stradina tutta tornanti. Il temporale che ci gira intorno rende il paesaggio ancora più sinistro e già rimpiango il calore dei ciottoli sul mare.
Poco dopo aver costeggiato l’entrata al Parco Nazionale del Velebit Settentrionale, scavalliamo il punto più alto e subito ci ritroviamo avvolti dal confortevole verde di pini infiniti, e poi faggeti e prati, man mano che scendiamo di quota. Costeggiamo pascoli di mucche, minuscoli paesi pieni di fienili e stalle, pollai e stagni per le anatre.
Ed eccoci al Rifugio per Orsi, a Kuterevo!
La gestione è affidata ad un paio di persone del posto ed è poi coadiuvata da ragazzi di tutta Europa, molti gli Scout, che arrivano come volontari per fare da guida ai turisti, dare cibo agli orsi, gestire la rivendita di souvenir e prodotti locali e compiere i tanti lavori di manutenzione.
Al rifugio, unico nel suo genere al mondo, arrivano gli orsi che sono rimasti orfani e sono ancora troppo giovani per sopravvivere da soli, o quelli che sono stati feriti in incidenti locali e non possono essere rimessi in libertà.
Una volontaria spagnola ci spiega come funziona il Rifugio e il percorso da fare per vedere gli orsi – che sono in grandi recinti in mezzo al bosco. La passeggiata è piacevole e pianeggiante, ma il Pacioccone cammina, altrimenti credo che il sentiero sterrato non avrebbe potuto consentire il passaggio del passeggino. Abbiamo avuto la fortuna di vedere un orso addirittura mentre si arrampicava su un albero: una forza della natura, malgrado la sua mole, in men che non si dica era in cima! Durante il giro poi siamo riusciti ad avvicinare a pochi metri un orso che passeggiava tranquillo e altri 2, in un recinto più lontano, che si sono messi a giocare rotolandosi per terra. La fortuna vuole che, essendo arrivati nel tardo pomeriggio, abbiamo assistito anche al pasto, con gli orsi vicinissimi, appena al di là del reticolato.
Alla fine del giro si può tornare all’inizio del percorso per lasciare un’offerta libera e, se lo si desidera, comprare qualche oggetto di artigianato locale o prodotti tipici. Attenzione però: se siete rimasti a corto di contanti o di benzina, sappiate che il paese più vicino con bancomat e distributori è Otocac.
Sarà stata l’aria di casa stile “Masha e Orso”, ma giustamente i bimbi erano emozionati e vi assicuro che anche per noi adulti è stata una bella esperienza!
Guest BloggerQuesto post è stato scritto da un “Guest Blogger”. Quantomanca è sempre lieto di ospitare altri appassionati di viaggi desiderosi di condividere le loro esperienze con i suoi lettori. |